Dal commercio equo e solidale alle filiere sostenibili

Il termine «commercio equo» è comparso in Europa per introdurre giustizia e solidarietà negli scambi commerciali tra paesi del Nord e del Sud. Per migliaia di produttori dei paesi del Sud, è stato e resta una grande opportunità per ottenere una migliore qualità produttiva, migliori prezzi, migliori condizioni di lavoro e il miglioramento della qualità della vita per loro stessi e i loro prossimi. Di fatto, non bisogna ridurre il commercio equo a una semplice strategia di commercializzazione: esso può anche rivelarsi motore di una produzione locale sostenibile, impieghi dignitosi, relazioni egualitarie tra i generi ecc. Favorendo la messa in rete e l’organizzazione tra piccoli produttori locali, valorizzando il lavoro e la protezione dell’ambiente, facendo appello alla responsabilità dei consumatori nei loro atti di acquisto quotidiani, permette relazioni più solidali nella produzione, nella commercializzazione e nel consumo.

Nella sua più recente accezione di Commercio Sud-Sud o Nord-Nord, integra maggiormente la dimensione territoriale, rimettendo l’accento sul mercato locale e accogliendo nozioni come sovranità e sicurezza alimentare, diritti umani e protezioni dell’ambiente.

Ma il commercio equo, così come la finanza solidale o le monete locali, non può essere di per sé una risposta a tutti i problemi legati allo sviluppo. È necessario includere tutti gli attori nella catena del valore. I produttori del commercio equo potrebbero quindi trasformarsi in una delle maglie di una catena produttiva solidale che costituisca un’alleanza tra le istituzioni e le reti promotrici dell’ESS, le imprese sociali, i consumatori organizzati e, talvolta, le politiche pubbliche a sostegno di tali iniziative. Per far ciò, occorre «risalire» lungo le catene produttive solidali dando la preferenza a fornitori che rispettino i criteri solidali e ambientali, creare imprese quando non esistono già a monte con investimenti reperiti attraverso iniziative di finanza solidale ecc. Fino ad arrivare al consumatore finale.

Fiere del consumo (Ferias de Consumo) in Venezuela, fiere permanenti o itineranti di piccoli produttori dell’ESS, iniziative di coordinamento dei consumatori in Brasile, Value Chain Development Program (VCDP) in Asia: tutti esempi di piste per elaborare, distribuire e commercializzare beni o servizi nati all’interno dell’ESS fino al loro consumo finale, includendo lo stesso consumatore nelle scelte quotidiane e nel suo benessere.

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